Teologia dell'Icona

EIKON", termine greco da cui viene l’italiano icona, si tradurrebbe opportunamente con immagine.

Tuttavia, particolarmente in occidente, la parola “icona” si è cristallizzata nel tempo come termine tecnico per indicare un dipinto che nega le categorie figurative della prospettiva, del volume ottenuto attraverso il chiaro scuro e la possibilità di raffigurare il soprannaturale attraverso analogie dirette con la natura (es. il cielo, volti con sembianti peculiari di persone reali, ecc.).

L’icona è dipinta con una tecnica e una concezione particolare: possiamo notare come la figura non abbia ombre. Questo perché le cose e le figure contenute nell’icona appartengono ad una realtà “trasfigurata” e non prendono luce dall’esterno ma contengono esse stesse la luce: questo concetto è una eco di quanto si dice nell’Apocalisse:

“Gli eletti vedranno la faccia del Signore e porteranno il suo nome sulla fronte vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” Ap 22,4-5e di quanto la scrittura riferisce a Mosè “Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo volto era raggiante” Es 35,35

Dal punto di vista pittorico questo è evidenziato attraverso particolari singolari,dalle vesti trasparenti escono raggi di luce sempre più intensi fino ai tratti vivi di colore bianco puro nei punti dove la pelle tocca le parti di tessuto a maggior contatto con il corpo di luce. IL famoso monaco iconografo Andrej Rublev ci parla della sua vita diiconografo che ha raggiunto i vertici della santità e che vive già nella sua interiorità la divinizzazione operata dalle energie spirituali.

E’ dall’equilibrio dell’aspetto divino- umano che scorgeva dentro di sé che egli ha potuto dare forma all’icona del Cristo che noi possiamo contemplare. Essa ci seduce attraverso la bellezza sensibile per introdurci nel mistero del Cristo affinchè: “Riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.” (2Cor 3,18).

Una icona dipinta deve avere iscritto il nome di ciò che rappresenta; solo così essa acquista il suo carattere sacro, la dimensione spirituale, il nome è una cosa sola con la persona cui si riferisce.

L'iscrizione si fa in una delle lingue liturgiche bizantine;( lingua dei vangeli).

IC XC sono delle abbreviazioni delle parole greche"IESUS" e XRISTOS" Gesù Cristo

La vergine Maria invece presenta la dicitura "MP OY" Madre di Dio.

La Chiesa ha bisogno dell'arte

Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell'arte.

 Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile,

affascinante il mondo dello spirito dell'invisibile, di Dio.

Deve dunque trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile.

Ora, l'arte ha una capacità tutta sua di cogliere l'uno o l'altro aspetto del messaggio traducendolo in:

colori, forme,suoni che assecondano l'intuizione di chi guarda o ascolta.

E questo senza privare il messaggio stesso del suo valore trascendente e del suo alone di mistero.

; Spirito Creatore ed ispirazione artistica

Nella Chiesa risuona spesso l'invocazione allo Spirito SantoVeni, Creator Spiritus

Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato ».

Lo Spirito Santo, «il Soffio» (ruah), è Colui a cui fa cenno già il Libro della Genesi

«La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (1,2).

Quanta affinità esiste tra le parole «soffio —espirazione» e «ispirazione».

Lo Spirito è il misterioso artista dell'universo

Lettera del papa Giovanni Paolo II agli artisti

L'arte davanti al mistero del Verbo incarnato.

La Legge dell'Antico Testamento presenta un esplicito divieto di raffigurare Dio invisibile ed inesprimibile

con l'aiuto di «un'immagine scolpita o di metallo fuso» (Dt 27,15), perché Dio trascende ogni raffigurazione materiale:

«Io sono colui che sono» (Es 3,14).

Nel mistero dell'Incarnazione, tuttavia, il Figlio di Dio in persona si è reso visibile: «Quando venne la pienezza del tempo,

Dio mandò il suo Figlio nato da donna» (Gal 4,4).

Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo, il quale è diventato così

«il centro a cui riferirsi per poter comprendere l'enigma dell'esistenza umana, del mondo creato e di Dio stesso».

I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quell'Oceano infinito di bellezza

dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia.

Nella prospettiva del terzo millennio, vorrei augurare a tutti gli artisti di poter ricevere in abbondanza

il dono dell'ispirazione creativa da cui prende inizio ogni autentica opera d'arte.

Vi orienti ed ispiri il mistero del Cristo risorto, della cui contemplazione gioisce in questi giorni la Chiesa.

Vi accompagni la Vergine Santa, la «tutta bella» che innumerevoli artisti hanno effigiato e il sommo Dante

contempla negli splendori del Paradiso come «bellezza, che letizia era ne li occhi a tutti li altri santi».

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